domenica 25 maggio 2014

#wondysonoio

Ho letto un libro. Che di per se non è una super notizia, essendo io una buona lettrice.
Questa volta però ho letto un libro che mi ha toccato nel profondo.
È Wondy, di Francesca Del Rosso. Lei è Wondy, una giornalista multimediale, si occupa di attualita' costume e societa' per RCD - RCS, e nel tempo libero è anche scrittrice. È mamma di due piccole iene, madre adottiva di un gatto di nome Zen e socia onoraria del club "Donne tumorate". (Dalla biografia sul sito mitico di Vanity Fair, ma non ho idea di come linkarlo, anzi, si accettano insegnamenti...)
Ne avevo sentito parlare, era un pochino che nell'angolino degli occhi lo guardavo, di soppiatto, come si fa con i film di cui hai paura eppure vuoi vedere la scena successiva.
Ero in spiaggia, nel primo luminoso week end di mare, e stavo decidendo che libro comprare sull'ipad. Nei consigliati ho visto l'inconfondibile copertina con la zazzera bionda. Ho scaricato l'estratto e a metà della prima pagina già avevo capito che dovevo superare i dubbi e comprarlo in modo da poterlo leggere bevendolo tutto di un fiato.
Io ho paura. Ho paura di quello che fa soffrire, che fa male, anche all'anima., ai pensieri. Io scappo dalle cose che mi  fanno male, non le affronto.
La malattia mi terrorizza, non so come comportarsi davanti a chi lotta e vuole solo compagnia. Sarei una perfetta riproduzione di quelle persone che Wondy descrive nel suo libro. Le inadeguate, che magari manderebbe un sms di circostanza. 
Lei è stata malata di cancro al seno. Ad entrambi i seni. 
Per questo il suo libro non volevo comprarlo. Eppure l'ho fatto. 
E me lo sono bevuto, soffocando lacrime calde quando lei descrive la 'crapa pelata' spiegata ai suoi figli, ridendo quando racconta della terza misura regalatale dalla sua 'Doctor', riflettendo sulla forza di non volere per forza fare l'eroina. Era stanca? Lascia i figli ai nonni Tati, alla Tata, al suo Ken. Senza nascondersi dietro forzature. La forza sta anche nel dichiarare apertamente di stare male.
Ho letto il libro in 10 ore 10. E mi ha colpito la semplicità di una cosa così grande. Un cancro. I sassolini, come li chiama davanti ai bambini.
Sassolini da tirare via, che si portano via un pezzo importante dell'essere donna. Wondy affronta il tema della chirurgia preventiva, della mastectomia, della chirurgia estetica, della chemio, della famiglia, degli amici, dei figli. Di come lo ha detto ai suoi genitori, a se stessa.  Ma li affronta in un modo così leggero che ti ritrovi a riflettere senza accorgertene.
Io ieri ho guardato il petto di mia figlia pregando che neanche il suo venga mai profanato. Da nulla. Così come Wondy fa con la sua bambina, incuriosita dalle cicatrici rimaste alla sua mamma dopo che i sassolini li avevano già asportati.
I ghiaccioli al limone. Stamattina ne ho comprato uno, per sentire un bocca il sapore che lei sentiva durante le sedute di nausea post-chemio. Io odio il limone.
I viaggi. Il bisogno di vivere quello che viene con in mente un obiettivo piacevole. Cicladi, Thailandia. Organizzare i corsi arte gioco, le partenze, i ritorni. La capacità di giocare con le parrucche cinesi. 
Cosa rimane a una donna sana, che legge le sue parole? La sensazione di essere libera. Libera da catene invisibili, che ci leghiamo addosso sole perché abbiamo paura. Allora io non voglio avere paura, voglio essere un po' Wondy, forte e coraggiosa, perché il mio essere donna è intatto, la malattia una paura costruita da me senza basi.
Voglio essere Wondy e dedicare il mio tempo a cose belle, perché ho il tempo di viverle.



1 commento:

  1. Ciao! L'ho riletto anche in questi due giorni, la amo proprio!!! Benvenuta nel mio spazio!

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